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Primordiale

PRIMORDIALE : dal lat. primus 'primo' e un corradicale di ordiri 'dare inizio'

 

Dunque primordiale è qualsiasi cosa scuota una radice-funzione intorpidita "iniziandola".  

E’ un risveglio di soprassalto, da un sonno-svenimento o da un incubo. Stupiti, smarriti, disorientati ci si chiede  … cosa è accaduto? Questo improvviso passaggio da buio a luce, così contrastante da accecare .. disorienta, come una lunga onda che può affogare se non la si cavalca.

Poi tutto ritorna come prima, ma le sfumature hanno scontorni più nitidi, amalgamati.

 

A volte uno è “perfetto”. Ma guarda l’immagine che ha di se che è falsata, credendo di essere tutto lì. Crede che il suo funzionare non sia “buono” e allora non funziona.

Poi, inaspettato, uno “specchio” svela che può esistere quell’inespresso “perfetto” .. è una rivelazione che stordisce. Se non ascoltata frattura e, essendo ormai “Iniziata”, obbliga davanti a se. Delle difese resteranno in piedi solo le strutture, ma senza i muri si vedrà fino in fondo.

Allora si può scegliere: essere normale o folle? O, più semplicemente, essere naturale.

 

E’ il “diverso”, in bene o in male, che vuole “salvarti”.

In male, tenterà di affogarti nella sua follia, parlando con la tua “normalità”.

In bene, ti vorrà incolume, integro .. Com’è o come tenta di essere. E si rivolgerà costantemente al tuo primordiale, che lo mette davanti a se.

 

E’ l’anarchico sentimento dell’armonia primigenia, che nasce all’improvviso senza un perché proprio quando è impensabile che esca.

Fa sentire irragionevolmente bene: un qualsiasi particolare, un immagine, un suono, una parola strappano fuori dalla frattura.

 

E’ l’arcano del Matto, che incontri e ti frantuma. Ti estrae dal contatto col mondo per buttarti in braccia a te stesso. Così vicino che non riesci a distinguerti e devi ripercorrerti all’indietro per ritrovare il principio.  

 

< In simili momenti l’individuo sente che la sua individualità è stata esaltata, come se egli per un istante fosse trasportato a una dimensione superiore dell’essere. …………… Viene sperimentato  con una grande intensità, accompagnato da un grande affetto emotivo, e porta una consapevolezza di una chiarezza particolare, una numinosità che possiede un senso di validità e di autenticità trascendenti, e di essenziale divinità. …

… grandi intensità di energie vengono attivate quando l’essere umano tocca il livello psicoide della sua natura ove istinto e archetipo sono fusi insieme. ……. da una connessione reciproca interna. 

(da Le dimensioni non-casuali dell’esperienza umana, Ira Progoff) >  

 

Ben venga, dunque, il Matto e lo stato psicoide, che apre la porta all’altro nel buio e lo esce alla luce. Non bisogna averne paura e spingerlo via per la sua strada. Qualcosa ci sta dicendo, quindi, quanto meno va osservato. Segregarlo non serve. Sicuramente costringe a essere “veri” poiché mette di fronte al panico che si tende a rimuovere.

In un certo senso, sebbene fratturato, è in-tatto (non-toccato). Scampato all’omologazione.

 

Se si parla, calati nella realtà, tutto questo è da prendere con le pinze.

Ma se si intende per matto e stato psicoide l’esperienza che rivela quella parte oscura e oscurata, e pur turbando lascia “sani”, ben venga perché Inizia all’integrità.

 

Reciprocamente si interagisce come il Matto (attraverso qualsiasi altro arcano), anche se inavvertitamente. Perché il contatto con l’altro in qualche modo e grado trasforma, a volte anche confermando il “buono”.

La percezione dell’altro come estremamente diverso, perché è tale o perché richiama una parte di sé sepolta da macerie, avverte che qualcosa di incontrollabile è in atto. Mette in agitazione.

 

Sotto questa inquietudine ribolle il mutamento. La trasformazione è lenta, spesso sotterranea, e mostra i suoi segni in po' alla volta. Impercettibili, all’inizio, a chi osserva o ritenuti insoliti. Prendono piede e mostrano il rifiorire.

Se la porta che s'apre (l'esperienza con l'Altro/Matto) porta un capovolgimento improvviso .. è segno che l'energia è scivolata nel polo opposto. E’ una fuga, inconsapevole forse: si tira fuori la parte rifiutata cacciando via, tutta o in parte, quella finora abitata. E la frattura resta. E, di nuovo, si penserà tutto impossibile chinando il capo sotto il fardello del "destino". 

La primordiale tristezza di chi conosce la fine (dal lat.. finis “confine di un territorio, limite”), ma non ancora l’Inizio.

Non cambia niente fino a che l'energia non nutrirà entrambi i poli, cercando di ricucirli in dignità.

E’ di più. E vuole esserlo.

Perché il Matto di passaggio glie l'ha mostrato. Il Matto non è la via, ma la porta che apre alla propria. Bisogna attraversarla per ritrovarsi dall'altra parte.

 

La scelta di “non essere normale per essere il più possibile naturale” non è facile. Unifica e separa contemporaneamente. Perché, rimarginata la frattura interiore, nasce l'esigenza di ricucirla fuori. Si vorrebbero eliminare tutte le fratture che rappresentano un ostacolo al rapportarsi alla pari. Ma rendendosi conto che la Libertà è Sacra, non si può agire per l’altro. Bisogna attendere che si metta in moto da sé, per quanto lo si possa chiamare. Essendo Sacro, va lasciato libero.  

 

Cioè ci si riconosce alla pari e si accetta l'altro nonostante la separazione. Lo si vede nella sua frattura. E' "cattivo" (dal lat. captivus, prigioniero) perché quello che è, e che si vede, è imbrigliato. E la sua disperazione fa male. 

 

Può diventare dunque una difesa aderire alla normalità per non sentire la frattura.

 

Il degrado inizia con l’inizio dell’emarginazione, non per la comparsa dell’ “emarginato”, il diverso, che ne è il risultato.

 

Il “diverso” omologato, che generalmente appartiene al binomio “genio e sregolatezza”, è lo spauracchio attraente con cui si tiene a bada il vero Matto. Di ognuno.

Lo si vorrebbe essere .. per avere (il) potere (di non sottostare alle regole senza pagarne il prezzo). Per questo lo lasciano “libero”.

La sregolatezza è un’ “immaturità” rispetto all’organizzare pensiero e sentire armonicamente, e certo può portare alla pazzia (=non controllo), all’esaltazione della differenza-individualità con un individualismo soverchio. Che si paga in base alle proprie tasche. Se sono piene ci si potrà anche permettere di essere un genio.

Tutto questo, non per sminuirne la genialità ma per sfatare un mito su cui poggiano troppi malintesi : un genio può anche essere “regolare” e dare meno nell’occhio, perché non sente il bisogno di mettersi in mostra. Mostrerà solo il genio creativo.

 

Ah poter dire di nuovo: è la “cosa più bella che mi sia capitata” .. non la migliore in assoluto .. ma perché  ha aperto una stanza creduta inesistente .. o perduta.

Chi stupisce, in fondo, fa “miracoli”.

Il Matto Arcano è in estinzione … proteggiamolo!

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