Prologo
Tutto è iniziato così:
Quale è il senso di
questo mito
(Teseo
e il Minotauro) dove una donna, la regina Pasifae, riesce a pervertire la mente
di un uomo, peraltro ritenuto saggio e giusto, il re Minosse? Suscitando una
conseguente riluttanza o sfiducia verso il femminile.
E come?
Attraverso un tradimento
empio che origina un illegittimo mostruoso, di cui il re tuttavia si serve
per mantenere ed espandere il proprio potere prevaricante di stato.
A chi serve?
A Pasifae o a Minosse,
favorito da Giove?
Il Minotauro, essere
istintivo, resta impigliato e prigioniero di questa diatriba.
Arianna, figlia legittima
di entrambi, parrebbe di no, se non fosse che li tradisce tutti per aiutare
un nemico. Nonostante ciò la sua “fedina” resta pulita.
E per quale motivo Teseo,
l’eroe, dopo aver ucciso l’arma letale di Minosse, abbandona Arianna, la
luce della propria anima che gli ha consentito di salvarsi dal labirinto
della depravazione?
Ah, sempre domande!!
Se la fantasia,
mantenendosi aderente alla realtà del mito, si addentra fra le sue ombre, ne
intravede altri profili.
Chi era l'uno, chi
l'altro?
A chi l'ombra deturpante
sfregiava il volto?
Collegamenti sorgono
dall'evanescenza di non legami, alla ricerca di un senso logico, non
razionale.
Dei, mortali, eroi
sovrapponevano i loro profili. Uno era l'altro .. ma chi in realtà?
Il continuo trionfare
dell'eroe, degli olimpici di cui sempre si parla, mi infastidiva.
Le ombre dei misteriosi
signori antichi permangono, ma non ancora la nuova generazione.
La trasformazione s'è
arenata. La ragione ha preso il sopravvento; poteva avere un senso, ma il
suo tempo è scaduto, e tutto si ripete senza vie d'uscita.
E' tempo di riscrivere il
mito?
Megalomanie. Ma se la
trasformazione resta interrotta, è la FINE.
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