I segreti di
Brokeback Mountain
di
Ang Lee
(per chi non l'avesse visto : questo commento può contenere elementi chiave e il finale del film)
Il
fatto che si tratti di due cow-boy – “leggendariamente maschi” –
omosessuali, concentra l’attenzione
(anche grazie ai mass media) su questo
aspetto depistante, distraendo dal sottofondo che cava la storia
dall’essere solo uno stereotipato melò sentimentale.
Gli
“eroi” sembrano condannati dal mondo circostante, per il pregiudizio secondo
cui la normalità è eterosessuale. Passa in secondo piano la verità di una
società inesorabile basata su “un’ossessione sociale per la virilità(1)”,
da cui deriva una consueta misoginia (l’atteggiamento
di sufficienza asettica dei
personaggi maschili nei confronti delle mogli/donne: la
comunicazione, quando c'è, è sempre e solo su ruoli, mai personale, cosa che
sottolinea la mancanza di confronto e coesione che rende impossibile
percepire i sentimenti dell’altro) e misantropia (di Ennis
in particolare).
La
guerra fra i generi ha vinto, su entrambi, maschi e femmine, mandandoli allo
sbaraglio. Così che l’amore, mancando la relazione fra maschile e femminile
interiori, non ha futuro.
Se la
società è il “nemico” che ostacola l’amore, resta in sordina l’incapacità
dei protagonisti di sottrarsi a un adeguamento a 360° alla norma comune
(essere virili, sposarsi e fare figli .. e bla bla),
di amare veramente cioè di aprirsi al mondo circostante e accoglierlo
anziché strumentalizzarlo, di assumersi la responsabilità piena di se e,
dunque, dell’altro (di chiunque altro).
In
realtà più che di amore sembra trattarsi di un’attrazione speculare fra
opposti, accomunati da una simile mancanza (l’infanzia non vissuta) e
da un’identificazione incompiuta con gli aspetti maschile e femminile, che
imprigiona in modelli convenzionali e non procede, fino alla fine, verso
un’individualità definita. Ognuno cerca inconsapevolmente nell’altro ciò che
gli manca.
Ennis è taciturno e pacato mentre Jack è comunicativo e
vivace. Tuttavia, il primo quando parla
(con l’amico)
è più completo nel
raccontare la sua storia e ha reazioni esplosive, mentre lo spigliato Jack
si racconta a stralci e le sue reazioni sono blande se non assenti. A
rivelare che l’introversione di Ennis è indotta (un blocco che fomenta la
violenza) e l’estroversione di Jack poggia sulla riservatezza.
L’infanzia di entrambi, anche se per motivi diversi, è stata rigorosa (la
spartana cameretta di Jack “come quando era bambino” lo testimonia).
I
padri insensibili, come si addice al maschio, mancano della delicatezza
necessaria a prendersi cura non materialmente dei figli. Un maschile da cui
entrambi i ragazzi si discostano perché lo si condanna e teme (Ennis
pensa che suo padre sia un assassino) o lo si idealizza e rimprovera (Jack
ha cercato di imitare il padre, che però non gli ha trasmesso i suoi
“trucchi” né mai è andato a vederlo).
Spensieratezza dell’infanzia e confronto con un maschile
(al di là degli stereotipi) vivibile è
l’occasione che il lavoro a
Brokeback Mountain offre. Un maschile
contaminato dal femminile.
La condivisione dell’esperienza presente e passata
stimola confidenza e conseguente senso di intimità (altra grossa carenza
nella loro vita), complicità e scontro-confronto sotto forma di gioco (la
lotta).
Le
madri risultano assenti (una è morta, l’altra spenta). Il
femminile/sentimento è in entrambi i protagonisti, bene o male, povero.
Ancora bisognoso di nutrimento non è in grado di scegliere
(emotivamente)
e accogliere o di pretendere e difendere la sua parte.
Entrambi ricercano un surrogato alle loro radici, che replicano.
Jack,
nonostante l’apparenza, manca di determinazione = l’emulazione del padre,
cioè l’agire non è stato perfezionato né apprezzato. E’ ancora un’idea come
i suoi progetti - e subisce, come la madre. Similmente la moglie, nonostante
una scelta “forte” (partecipare ai rodei), non osa contrastare il
padre-maschio.
L’unica reazione, al suocero (apprezzata anche dalla moglie), nasce
sul concetto di essere un uomo .. non sul rispetto
(che richiede equilibrio fra sentimento e ragione).
Per questo l’unico momento di coesione della coppia muore là.
Gli
apprezzamenti che Jack fa della moglie riguardano capacità professionale e
attività mentale (cioè maschili).
Per
entrambi il maschile è incompiuto e ne fa le spese anche il femminile.
Il
padre di Ennis è decisamente un bruto ed egli ne ha ereditato l’aridità che
accompagna il suo agire (lo shock ha risucchiato i sentimenti).
Della
madre non si sa nulla. La moglie ne ha colmato il vuoto. Nient’altro. E,
giustamente, non le può bastare: non c’è fiducia, confidenza, né rispetto.
Non un tentativo di dialogo da parte di Ennis, così a se stante da non
cogliere quelli della moglie.
Questa compressione, accompagnata dalla durezza paterna, è tale da
trasformarsi in un “doveroso essere” che tiene a bada il mondo circostante e
i sentimenti, da cui “va in vacanza” ogni tanto (incontrandosi con
l’amico).
La
moglie, altrettanto attiva, è una donna vibrante anche se contenuta come le
passioni di lui.
In
questo caso è il femminile incompiuto, soffocato da una frigida austerità
che imbavaglia anche i sentimenti della moglie.
Per
questa incompletezza, che non permette di stabilire il proprio “centro di
gravità”, sia l’uno che l’altro, si adeguano alla “normalità”. Uno perché
“deve”, l’altro per compensazione al non riuscire a portare a termine. E il
loro rapporto non può maturare su un concatenarsi dilazionato di parentesi.
Jack è troppo dipendente e Ennis egocentrico.
La
morte di Jack (fisica e non, avendo trovato un altro) interrompe il
confrontarsi narcisistico di Ennis (è in grado di vedere solo i propri
bisogni-ansie-paure) portando al culmine la mancanza .. e il rimpianto di
ciò che non si è permesso di vivere. E’ come se questo shock distruggesse le
difese opprimenti (sorte col precedente abbandono: la morte dei genitori),
lasciando “respirare l’anima” fino a quel momento anestetizzata (per non
sentirne la sofferenza). Cosa che permette al sentimento rimosso di
riemergere e congiungersi sensatamente all’agire.
Infatti, per la prima volta, superara i paraventi del dovere e si lascia
coinvolgere emotivamente dalla figlia (parteciperà al suo matrimonio).
Dal “doveroso essere” passa alla responsabilità-affetto verso l’altro, al
punto che pone una domanda imprevedibile per quel che è (stato fino allora)
: “Questo Kurt ti ama veramente?” Un modo di pre-occuparsi propriamente
dell’altro (tenuto così distante da dimenticare quanto lo riguardi) .. e di
se stesso.
Il
tema portante del film, checché se ne dica, non è l’omosessualità ma la
frattura interiore, che mina la relazione.
N.B.: Non è
la prima volta che il regista tocca questo tema, con protagonisti che si
fronteggiano, ognuno con un aspetto diverso predominante e conseguenti
disequilibri, che interferiscono con sentimenti e comunicazione. Vedi
“Ragione e sentimento”, dal titolo esplicito, “Mangiare bere uomo donna” e,
con mano più leggere, “La tigre e il dragone”.
In
“Il banchetto di nozze” –storia di una coppia omosessuale alle prese con la
“normalità”– mostra, invece, con allegra ironia il ragionevole dissolversi di una
malintesa normalità davanti alla capacità di amare in senso lato, cioè che
va oltre il rapporto di coppia.
(1)
da “Nel ventre dell’eroe” di Sam Keen, un
interessante saggio sull’argomento.
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